10 minuti per me – una tazza di caffè

Uno dei problemi che mi vengono riportati quando incontro i clienti è la mancanza di #tempo personale, la sensazione di essere assorbiti completamente dagli obblighi lavorativi e familiari, con conseguente aumento di #ansia e #stress.

La maggior parte delle volte si è talmente abituati a vivere in maniera frenetica, con obblighi costanti di #produttività che non si riesce nemmeno a ritagliarsi un’ora a settimana per fare un’attività piacevole e scaricante.

Sembra quasi che non ci si possa concedere un’attività #piacevole perché sembra di tradire gli #obblighi lavorativi e familiari che spesso ci imponiamo proprio noi e nessuno di esterno.

Pensare di cambiare dall’oggi al domani le nostre modalità comportamentali è molto difficile, però trovo estremamente utile incentivare le persone a riprendersi il piacere delle piccole cose cominciando da un’attività semplice di #10minuti al giorno.

Ci si può ad esempio svegliare prima la mattina, prepararsi il #caffè e gustarselo in tranquillità prima che il resto della famiglia si alzi. Si può assaporare il #gusto, il #calore della bevanda, il freddo della tazza, ascoltare i #rumori che ci circondano e se arriva qualche pensiero frenetico su quello che dobbiamo fare nel corso della giornata, accoglierlo e gentilmente metterlo da parte, tornando a gustare il caffè.

Un primo passo verso la #Mindfulness, aumentare la #consapevolezza sui nostri stati d’animo, pensieri, emozioni per poter essere #liberi di decidere cosa fare: seguirli e farsi a volte travolgere, oppure cambiare #strategia e mettere in atto qualcosa di diverso che ci fa stare bene.

Perché dedicare tempo al nostro #benesserepsicofisico è l’investimento migliore che possiamo fare su noi stessi!


Dottoressa, ma lei di cosa si occupa?

Molti mi chiedono: – “dottoressa ma lei di cosa si occupa di preciso?”
– “Di persone!”
🚶‍♂️🚶‍♀️L’essere umano è un essere complesso calato sempre in contesti sociali. Le relazioni possono essere una grande risorsa ma anche mettere a dura prova chi ha già qualche insicurezza o difficoltà.
Per questo motivo descrivo il mio lavoro come articolato in 5 momenti:
👂– accoglienza e ascolto
✏️analisi dei bisogni
🗣️restituzione professionale di quanto emerso dal racconto e proposta di un percorso di lavoro personalizzato
🔎monitoraggio del cambiamento
🔚conclusione
⏳ La durata di queste fasi è diversa per ciascun utente e cambia in base alla richiesta che mi viene fatta e alle esigenze della persona.
Per una consulenza ci si può fermare alla restituzione, per una psicoterapia ci si mette in gioco da ambo le parti e si prosegue insieme mano nella mano, per poi cominciare a staccarsi in fase di monitoraggio e far procedere l’individuo, la coppia o la famiglia in autonomia.
🦋 Un buon percorso terapeutico porta sempre all’autonomia della persona, individuandone le risorse, lavorando sui limiti e trovando strategie efficaci per superare le difficoltà.

Felicità e gratitudine

Molte persone che ho seguito, giovani e adulti, sono venuti al mio studio chiedendo un rimedio per l’infelicità.
La felicità non arriva seguendo una ricetta, in realtà è uno stato d’animo talmente complesso che non ha e non può avere una definizione unica e chiara.
Ognuno può usare ingredienti diversi per stare bene.
Uno degli ingredienti che ho notato aiutano a raggiungere uno stato di benessere è la GRATITUDINE, che secondo la Psicologia positiva è una delle 26 potenzialità da poter sviluppare negli individui per potenziare la propria salute mentale.
Fermarsi a riconoscere ed apprezzare quello che abbiamo, invece di essere sempre e solo proiettati su quello che non abbiamo e che vorremmo avere. Noi viviamo nel momento presente, il futuro ancora non c’è, mentre il passato è finito.
Imparare a vivere il qui e ora essendo consapevoli di quello che siamo e di tutto quello che abbiamo è un primo passo verso il benessere. Si può essere grati per un sorriso, un tramonto, la propria famiglia…
Apprezzare quello che si ha è incredibilmente uno sforzo molto complesso, sembra un concetto banale ma non lo è. Noto però che porta concreti benefici a chi lo pratica.
Quali sono le cose per cui siete grati nella vostra vita?

I miei 5 ingredienti per una relazione sana

Durante questi anni ho visto molte coppie in studio che mi hanno chiesto aiuto per rimettere in sesto un rapporto che aveva cominciato da un po’ a scricchiolare per i motivi più disparati.
Mi sono così trovata spesso a riflettere su cosa serve ad una relazione per mantenersi solida e duratura, nonostante i vari imprevisti e ostacoli che possono capitare nel corso della vita.
La risposta che ad oggi, per esperienze personali e professionali, ho trovato è di passeggiare mano nella mano nel P.A.R.C.O.
Che significa questo?
Per vivere e viaggiare insieme, a mio parere, sono necessarie alcune cose:
🌺Pazienza
🌸Amore
🌻Rispetto
🍀Compromesso
🌷Obiettivo di vita comune
 
5 capisaldi, 5 ingredienti che possono contribuire ad un rapporto saldo, duraturo e soddisfacente tra due compagni di viaggio.

Orientamento professionale e Impotenza appresa

Spesso durante gli ORIENTAMENTI PROFESSIONALI sento dire le frasi: “mi candido a tutto ma tanto non mi chiama nessuno”, “in Italia non c’è lavoro”, “se non conosci qualcuno non lavori”
Sicuramente stiamo vivendo un momento storico difficile e particolare, ma lamentarsi e trovare colpe esterne non cambierà la situazione in cui ci troviamo.
Non abbiamo modo di intervenire sugli altri, solo su noi stessi, per questo motivo proviamo a fermarci a riflettere su cosa possiamo fare per migliorarci ed essere dei candidati appetibili.
Prova a rispondere alle seguenti domande:
-Il mio CV è chiaro, sintetico, descrive chi sono, quali sono le mie competenze, le mie risorse ed eventuali successi?
-La mia lettera di presentazione spiega bene perché l’azienda dovrebbe chiamarmi per quella posizione?
-Scelgo i canali giusti per trovare lavoro?
-Scelgo offerte di lavoro davvero in linea col mio profilo e con le mie attitudini?
-Mi mancano dei requisiti che spesso vengono richiesti? Posso acquisirli attraverso corsi di formazione?
-Al colloquio so presentarmi al meglio?
Liberarsi dallo stato di “impotenza appresa” è possibile e può aiutare ad assumere un atteggiamento più positivo e proattivo nella ricerca di lavoro. Se si ha un obiettivo professionale chiaro e realistico si persevera nel raggiungerlo, prima o poi l’occasione giusta arriva.
Non hai un obiettivo chiaro? Forse un una consulenza di ORIENTAMENTO PROFESSIONALE potrebbe aiutarti!

La Psicoterapia Online

La tecnologia non è né buona né cattiva, tutto dipende dall’uso che ne facciamo!
Negli ultimi anni anche il setting terapeutico ha subìto una trasformazione, aprendo la strada alle terapie online, che poi la situazione pandemica globale ha contribuito ad accelerare nell’ultimo anno.
L’ingrediente più importante per far funzionare una psicoterapia è la fiducia nel professionista, la cosiddetta “alleanza terapeutica” e questa avviene anche se il colloquio non avviene in presenza.
Un professionista serio, che sa ascoltare, comprendere, accogliere e indirizzare l’utente verso il percorso più adatto a lui/lei, è in grado di farlo ovunque e con qualsiasi strumento.
Da circa un anno mi dedico anche alla terapia online con ottimi riscontri. Le terapie e le consulenze online sono per me estremamente interessanti. Mi permettono di entrare in contatto con persone da tutta Italia e anche fuori dai confini nazionali.
Anche se le richieste possono sembrare simili, il background sociale è diversissimo e per me fonte di stimolo per dare sempre il massimo nell’offrire un aiuto concreto sia che si tratti di orientamento professionale, sia che si tratti di sostegno psicologico o psicoterapia.
E’ bello vedere poi che dall’altra parte, non c’è alcun disagio per il setting più tecnologico. Le persone si aprono, parlano ed esprimono le loro emozioni esattamente come gli utenti che vedo in studio.
Mi piace questa possibilità di abbattere le barriere per una psicologia alla portata di tutti, senza più limiti di spazio e di tempo.

Lutto come perdita in senso più ampio

Nell’immaginario collettivo il lutto viene associato quasi esclusivamente alla morte di una persona a cui si può essere più o meno legati. In realtà con il termine lutto ci si riferisce in senso più vasto ad una perdita.
Si può perdere una persona o un animale a cui si voleva bene, ma si può anche perdere il lavoro, terminare una relazione, perdere il proprio status di salute nel momento in cui riceviamo una diagnosi importante e sentiamo tutte le nostre certezze che avevamo fino ad allora cadere.
Più questa perdita è improvvisa più è forte l’impatto che ha su di noi, talvolta diventando anche traumatico.
E’ importante prendersi il proprio tempo per elaborare la nostra perdita, qualunque essa sia, ascoltare le nostre emozioni e i nostri pensieri, imparare a gestirli al meglio e ricrearsi piano piano un nuovo equilibrio.

Isolamento e Solitudine

Riflessione su isolamento e solitudine: il primo si riferisce all’esclusione da rapporti o contatti con l’ambiente circostante, per lo più motivata da ragioni di sicurezza o di incompatibilità, la seconda invece è una condizione soggettiva di chi non percepisce legami sociali in maniera soddisfacente.
La pandemia, con il conseguente lockdown, ha imposto un periodo prolungato di isolamento, che però non necessariamente è collegato alla solitudine.
Possiamo essere isolati ma non sentirci soli, oppure possiamo sentirci profondamente soli in mezzo a tanta gente.
Molte persone, adulti e soprattutto adolescenti, in questi mesi si sono trovati a riflettere sui propri legami sociali, sui propri sentimenti ed emozioni.
L’isolamento può essere un’ulteriore difficoltà per chi fatica ad instaurare relazioni significative con gli altri, ma la radice del problema va al di là del lockdown.
Per citare le parole di Eugenio Borgna: Non fa paura l’isolamento causato da una malattia ma quello causato dal deserto delle emozioni.”

Mente piena Vs Mente consapevole

Avere SEMPRE la mente piena non porta a vivere a pieno DAVVERO il momento presente.

Se non sono consapevole di quello che succede fuori da me e di cosa provo dentro di me, difficilmente potrò attivare un cambiamento duraturo, ma sarò sempre spinto dai miei istinti e pensieri automatici.
Conoscermi di più, conoscere quello che sta accadendo, dare un nome alle emozioni, conoscere come mi comporto in base alle situazioni che vivo, mi permette di AMPLIARE la mia prospettiva e INTERROMPERE il pilota automatico che mi condiziona e mi limita nella libertà di scelta.

Ecco come la Mindfulness ci può aiutare nella quotidianità:

guidare l’attenzione dove vogliamo
– osservare a distanza i pensieri, riducendo la loro intensità per evitare di esserne travolti
– accettare quello che viviamo nel nostro presente, senza giudicare, per poi riflettere e capire cosa possiamo fare di diverso e più funzionale per noi stessi
– relazionarsi anche con esperienze spiacevoli per poterle superare, anziché ignorarle


Depressione post partum: parliamone!

La nascita di un figlio desiderato, solitamente, è vissuta come un momento di grande gioia da parte di tutta la famiglia. Non dobbiamo dimenticare, però, che l’arrivo di un bambino comporta inevitabilmente dei cambiamenti nella coppia e prevede l’acquisizione del nuovo ruolo genitoriale.

Nei giorni successivi al parto non sorprende che la mamma possa sentirsi stanca, triste, incline al pianto e addirittura inadeguata nei confronti dei nuovi ed impegnativi compiti che la attendono. In questo caso si parla di “baby blues”, un lieve stato depressivo, temporaneo e senza nessuna conseguenza importante. Questo disturbo può durare qualche giorno e di solito scompare entro la seconda settimana o comunque entro il primo mese. Si tratta di uno stato transitorio, dovuto alla stanchezza e ai cambiamenti ormonali, e non necessita di alcun trattamento specifico.

La “depressione post partum” merita invece un approfondimento. Questo tipo di disturbo compare entro i dodici mesi successivi al parto, più frequentemente tra le quattro e le sei settimane. Di solito si sviluppa gradualmente, persistendo anche per diversi mesi. Si manifesta più comunemente con i seguenti sintomi: tristezza e pianto durante l’arco della giornata, mancanza di energie, improvvisi cambiamenti di umore, disinteresse per il bambino, paura di potergli fare del male e di rimanere sola con lui, insonnia o sonnolenza eccessiva, inappetenza, perdita di piacere o interesse in qualsiasi attività quotidiana.

E’ fondamentale in questi casi che la donna venga sostenuta dal compagno e dalla famiglia per affrontare questo momento particolare che impone inevitabilmente dei grandi cambiamenti e delle notevoli fatiche nella gestione del nuovo arrivato.

Se l’aiuto dei familiari non risultasse sufficiente, un percorso di sostegno psicologico rivolto alla mamma e/o alla coppia può rivelarsi estremamente utile per superare lo stato depressivo e ritrovare stima, sicurezza e risorse per far fronte a questa nuova e impegnativa fase del ciclo vitale.